One Max: vi spiego perché HTC si perde in un bicchier d’acqua

Come sapete, un mesetto fa, mi ero fatto incuriosire da Windows Phone 8.1, tanto da acquistare un Lumia 1520 e farlo diventare il mio smartphone principale. Nonostante la bontà del dispositivo ed i passi in avanti fatti da Windows Phone, ho deciso di fare ritorno ad Android per alcune mancanze nell’eco-sistema Microsoft di cui magari vi parlerò in un articolo dedicato. Una volta venduto il 1520, e vista la mia passione per i display particolarmente grandi, la scelta è ricaduta sull’Htc One Max grazie ad un’offerta trovata online (su Expansys) che mi ha permesso di accaparrarmi il phablet alla modica cifra di 360 euro ricevendo anche in omaggio un paio di cuffiette Beats.

Ora, come spesso avviene sui dispositivi Htc, l’impressione che si ha utilizzando questo One Max è la seguente: l’azienda taiwanese si perde in un bicchier d’acqua, e vi spiego il perché!

Siamo difronte ad un dispositivo di assoluto valore, caratterizzato da ottimi materiali (e da un assemblaggio secondo me superiore a One M7 ed M8), display eccellente, comparto audio al top ed interfaccia Sense che si conferma essere una certezza, ancora di più nella versione 6.0 (alla quale One Max è stato aggiornato, diventando praticamente identico ad M8 dal punto di vista software).

Nonostante tutto questo però, il terminale ha venduto davvero pochissimo, anche a causa di alcune scelte di Htc che hanno oggettivamente pochissimo senso.

Per prima cosa c’è il comparto fotocamera, con gli Ultrapixel di cui conosciamo tutti i limiti e sui quali non serve aggiungere altro (in quanto ritengo che siano il “difetto” meno grave).

In secondo luogo c’è una completa assenza di soluzioni software appositamente studiate per il display da 6 pollici: su una diagonale del genere ritengo assurda la mancanza di un multi-windows (in stile Note 3), della possibilità di poter usare il terminale con una mano in alcuni ambiti (con la riduzione delle schermate), insomma di tutte quelle chicche che danno un senso ai 6 pollici.

In terzo luogo l’assenza del pennino: questa per me rappresenta il più grande mistero legato all’azienda taiwanese, che è stata la prima ad introdurre il pennino con digitalizzatore nel mondo Android (con il tablet Flyer) salvo poi abbandonarlo completamente (e di spazio per inserirlo, nel One Max, c’è ne tantissimo).

Questi tre punti, nella loro semplicità, avrebbero potuto rendere questo phablet un concorrente serio per il Note 3, ed invece Htc ha proseguito in queste scelte discutibili, producendo l’ennesimo flop di mercato.

Vi posso garantire che l’esperienza utente in questo One Max è davvero eccezionale, ma è innegabile che perda un po’ il senso stesso del proprio display così grande, finendo per essere una sorta di One M7 allargato.

Se l’azienda taiwanese dovesse decidere di produrre un erede del Max, spero che venga fatto con raziocinio e logica, in quanto potremmo così avere un phablet ancora più convincente della famiglia Note.

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